La grande crisi energetica iniziata nel 2021
A partire dal febbraio 2021, il mondo energetico ha iniziato ad entrare in una crisi sempre più profonda. Crisi di prezzo e di disponibilità della materia prima.
La crisi di disponibilità è dovuta al fatto che in Francia e in Germania sono state fermate le centrali nucleari per problemi legati alle scorie reattive presenti nelle acque di scarico dei propri reattori. Dalle verifiche eseguite nei periodi più recenti, in Francia è stato deciso di rinviare l’accensione delle centrali, che inizialmente era previsto per l’inizio 2023 fino data da destinarsi, anche se al momento non sono state rivedute le previsioni di produzione che erano state fatte per la fine del 2023.
Per produrre energia elettrica, questi due paesi, hanno dovuto di conseguenza far ricorso al gas metano.
Dato che le importazioni dai paesi produttori sono rimaste costanti, questo ha tolto disponibilità di materia prima a paesi come l’Italia. Generando in un primo momento dei costi che poi sono aumentati, per effetto di speculazioni e del successivo scoppio della guerra nel febbraio 2022 e delle crisi finanziarie dei vari paesi.
Da qui deriva la crisi dei prezzi (giusto per fare un esempio, 1MWh di energia elettrica è attualmente aumentato di circa venti volte rispetto a luglio 2022).
Gli effetti su società di vendita e clienti industriali
Inoltre, sempre nella primavera del 2021, Eni ha deciso di non commercializzare più i suoi prodotti verso i clienti del mercato italiano, se non a quelli che con Eni erano più fidelizzati.
Per cui, Eni non ha più fornito di gas metano le società di vendita e i clienti industriali. Questo ha tolto liquidità in termini di materia prima al mercato italiano.
Perché Eni ha fatto questo?
Perché ha avuto carenza di risorse finanziarie, o almeno, così ha manifestato.
Da qui, la crisi finanziaria: ad oggi, ogni operatore per poter acquistare gas metano ed energia elettrica deve rilasciare delle garanzie che siano proporzionali al costo (quindi, se il costo aumenta di 20 volte, la garanzia rischia di aumentare di 20, se non più, volte).
Di conseguenza, molti clienti finali, si sono trovati richieste di garanzia molto alte e prezzi di acquisto eccessivi rispetto a ciò che erano abituati a pagare e rispetto a quello che calcolavano per fare il prezzo della materia lavorata da immettere sul mercato.
Alla luce di questa situazione, a settembre 2022 molti operatori si sono rifiutati di fornire i clienti diretti Snam, ovvero i clienti direttamente collegati alle linee di trasporto nazionale; altri fornitori hanno dichiarato di non volere fornire i condomini centralizzati e molti altri non hanno più partecipato alle gare pubbliche di assegnazione di servizio di fornitura per gli ospedali, comuni e via dicendo.
Per poter continuare a fornire di gas metano questi clienti si è dovuto far ricorso quindi al fornitore di default, previsto da ARERA nei casi di fallimento o di rilascio dei clienti da parte di un fornitore.
Quando un cliente si ritrova sprovvisto di un contratto gas infatti, la gestione della fornitura gas passa in automatico al fornitore di default competente per quel territorio.
Ma quale è stata la conseguenza di ciò, e come è la situazione ad oggi?
Leggi il prossimo articolo per scoprilo.