L’Energy Release per le imprese energivore: è davvero vantaggioso?

Come funziona il Decreto che fissa prezzi calmierati per Clienti industriali e PMI

Il cosiddetto “Energy Release” è la misura che prevede la cessione con contratti triennali ed a prezzi calmierati dell’energia elettrica da fonti rinnovabili ritirata dal GSE. Il decreto chiamato testualmente “Rilascio di Energia”, in particolare, indica le modalità con cui il GSE, il Gestore dei Servizi Energetici, può vendere l’energia elettrica rinnovabile nella sua disponibilità a certe categorie di clienti finali. Ma è davvero vantaggioso?

Il 16 settembre 2022, a nove giorni da quando il governo Draghi ha passato la mano al Governo Meloni, è stato fatto un Decreto Ministeriale, il 314/22, con il quale si definiva cosa fosse l’Energy Release, letteralmente “rilascio di energia”.

Il Decreto era volto a favorire, in ordine di priorità, Clienti industriali interrompibili, piccole e medie imprese, clienti energivori. Secondo il decreto possono beneficiare dell’energia rinnovabile rivolgendosi alla Bacheca PPA del Gestore dei Mercati Energetici (GME).

In pratica, con esso l’esecutivo si è impegnato a fissare un tetto a 210 euro al MWh (e ha chiesto a Snam un maggiore sforzo sugli stoccaggi per avere più flessibilità). Dal canto loro, i Clienti devono presentare l’offerta di acquisto dell’energia, producendo idonee garanzie, attraverso la sede di negoziazione del GME.

Il fine del Decreto in questione era, in sostanza, quello di cedere energia elettrica ai clienti industriali – riuniti in un consorzio o come singoli clienti – che hanno un importante volume di consumo, ad un prezzo che doveva sembrare calmierato rispetto agli aumenti spropositati che c’erano stati durante l’estate (del 2022).

Come in ogni procedura di Energy Release, esiste una sorta di gara che viene indetta dal GSE (Gestore dei servizi energetici), in cui viene messo a premio un certo volume suddiviso sulla base dei partecipanti che ne hanno diritto.

Il cliente piccolo non ne ha vantaggio se non facendo parte di un consorzio più grande, mentre quello grande ne ha diritto esponendosi singolarmente. Già questo è un grande svantaggio. Il cliente piccolo deve sottostare ad accordi presi con i clienti più grandi, che hanno poteri di trattativa maggiori.

Inoltre queste gare, che vengono indette al Ministero dello Sviluppo Economico, si rifanno a regolamenti attuativi che sono di difficile lettura e interpretazione per il cliente.

Il prezzo dell’Energy Release non gira intorno ai prezzi del mercato PUN (Prezzo Unico Nazionale), ma gira sul mercato MGP (Mercato del Giorno Prima) un mercato con altre quotazioni che sono diverse da quelle del PUN, anche se magari di poco.

Il Mercato del Giorno Prima (MGP) è stato introdotto perché ogni Giorno Luce (o, analogamente, Giorno Gas) deve essere chiuso a 0, ovvero in maniera bilanciata: ogni operatore deve quindi aver acquistato la stessa quantità di gas metano che ha consegnato.

Ma non è così facile bilanciare il mercato a livello di cliente finale; perché, ad esempio, i contatori non vengono letti tutti i giorni e le quantità dei risultati che “ballano” sono sopra il 35%.

Una enorme quantità di soldi rimane pertanto “appesa” a tutti questi bilanciamenti che non sono né del giorno prima e né del giorno dopo, ma sono addirittura di mesi dopo.

Ma come funziona l’Energy Release?

L’Energy Release è un contratto finanziario della durata di tre anni con un prezzo di riferimento pari, come accennato in precedenza, a 210 €/MWh.

Il contratto prevede un meccanismo di cessione “a due vie”, calcolando (sul 70% dei volumi aggiudicati) la differenza tra il prezzo di allocazione e il prezzo medio mensile sul mercato elettrico.

In realtà, tale prezzo non è fisso ma potrà essere aggiornato, visto che l’energia è soggetta ad eventuali variazioni di costo “derivanti da diverse e migliori condizioni di mercato per l’energia sottesa ai contratti di ritiro dedicato e scambio sul posto”.

Chi è interessato all’acquisto dovrà procedere all’accaparramento di almeno 1 GWh annuo senza superare però il 30% dei consumi dell’ultimo triennio, né il 3% dell’offerta del Gestore (ma è chiaro che il GSE è pronto a procedere con adeguamenti del valore di vendita).

Qualora il prezzo di mercato superi i 210 €/MWh, il sistema del Gestore dei Mercati Energetici (GM)E restituirà al cliente dei soldi al fine di calmierare l’aumento.

Il quantitativo di energia disponibile è estremamente importante: pari a 18 TWh prodotti con fonti rinnovabili, equivalente a circa il 15% del consumo annuo di energia del comparto industriale italiano.

Ma dove sta il tranello?

Scoprilo leggendo uno dei nostri prossimi articoli.