L’idea di un gasdotto fra Algeria e Italia
L’idea di costruire un gasdotto sottomarino che collega l’Algeria all’Italia con il fine di aumentare la quantità di gas metano che arriva alla nazione, è sempre stata sicuramente interessante. Soprattutto per la possibilità di portarlo in due grandi isole, la Sardegna e l’Isola d’Elba.
Il gasdotto Galsi è pensato per essere lungo 832 km e per collegare il porto algerino di Koudiet Draouche a quello sardo di Porto Botte, tagliando in diagonale tutta l’isola per poi rituffarsi in mare fino all’Isola d’Elba e approdare infine a Piombino.
Il progetto nasce a inizio anni 2000 ma è rimasto congelato dal 2014. Ai tempi era stata implementata una parte della struttura, che dal punto di vista ingegneristico però si era rilevata fallace a causa delle forti correnti del mar Mediterraneo e dei conseguenti rischi.
Il Galsi porterà in Italia un equivalente del 10% di volume di gas metano rispetto a quello nazionale. Una percentuale utile a fornire una regione come la Sardegna, che ad oggi ne è priva, ma che potrà risultare insufficiente per la restante quantità destinata alla terra ferma.
Detto questo, ora magari vi starete chiedendo: perché rifornirsi di una maggior quantità di gas metano derivante dall’Africa, se fino ad ora le quantità fornite erano sufficienti?
Ecco, se ora vi state aspettando una lista di vantaggi che potrebbero avere un effetto immediato sul mercato, rimarrete delusi.
Delle quantità di gas metano di cui non ci approvvigioniamo più dalla Russia, circa 10 mld di metri cubi non sono ancora stati integrati – ricordiamo quanto è stato importante un inverno caldo come quello del 2022/23 sui consumi di gas dallo stoccaggio nazionale.
Inoltre, il gas russo ha un potere calorifico superiore a quello africano, quindi ne serve meno per scaldare la stessa quantità di acqua. A ragion di ciò, la frazione di gas che stiamo portando in Italia, è ancora più bassa della percentuale che abbiamo detto prima.
Ma quindi, è totalmente inutile investire sul progetto Galsi?
Il piano in realtà può considerarsi vantaggioso se viene rivisto nei termini in cui era stato pensato per il primo progetto, ovvero in funzione di quello che oggi viene chiamato piano Mattei.
Il piano Mattei prevede la possibilità di trasformare l’Italia in un hub europeo: vale a dire in un polo nel quale stoccare il gas metano per poi distribuirlo in Europa.
Se il primo progetto Galsi (e con lui, la creazione di un hub europeo) fosse andato in porto, ad oggi vivremmo in una nazione ricchissima.
Basti pensare a cosa sarebbe successo nel 2020, l’anno in cui il gas metano è sceso a prezzi bassissimi (sotto i 10 centesimi di euro a metro cubo).
Se l’Italia fosse stata hub europeo, avrebbe potuto approvvigionarsi di una quantità infinita di gas metano a prezzi stracciati e nel momento in cui c’è stato il rincaro (arrivando anche ai prezzi di 1,80/2,20 euro a metro cubo), avrebbe potuto rivenderlo con un guadagno superiore ad 1,10/1,70 euro a metro cubo, diventando una delle nazioni europee più ricche e sviluppando il proprio PIL a favore dei clienti, industrie e consumatori, che sicuramente avrebbero avuto notevoli vantaggi competitivi sui mercati e maggior liquidità da spendere.
Tuttavia, ciò non è stato possibile per limiti di pensiero politico e per la non lungimiranza a seguire una strategia definita.
Sotto questo punto di vista, dunque, il progetto Galsi è molto interessante.
Se l’Italia diventasse il collettore del gas per l’Europa, si ritroverebbe a svolgere un ruolo di intermediario tra i paesi produttori di gas e quelli consumatori, assumendo un ruolo strategico che accrescerebbe la sua rilevanza politica.
Adesso non rimane che valutare i costi necessari alla realizzazione del progetto, considerando le spese di trasporto ma soprattutto quelle di stoccaggio di gas metano (per cui è necessario individuare gli spazi naturali e artificiali necessari) e disporre di quelle facilitazioni finanziare che dovrebbero derivare da un accordo tra lo stato e le banche disponibili a finanziare il progetto, al fine di rendere l’Italia un reale hub europeo.