Nel precedente articolo (che se non hai letto, ti invitiamo a fare cliccando qui) abbiamo parlato delle conseguenze derivanti dallo stop di fornitura di gas metano alle società di vendita e ai clienti industriali da parte di Eni.
Abbiamo visto che per poter continuare a fornire di gas metano questi clienti si è dovuto far ricorso al fornitore di default, previsto da ARERA nei casi di fallimento o di rilascio dei clienti da parte di un fornitore.
Quando un cliente si ritrova sprovvisto di un contratto gas infatti, la gestione della fornitura gas passa in automatico al fornitore di default competente per quel territorio.
Quali sono le conseguenze di ciò?
A seguito della decisione che Eni ha preso ad ottobre – mese in cui vengono rinnovati i contratti di fornitura ai consumatori industriali – tanti clienti di SagMe si sono trovati senza fornitore.
La ricerca di un sostituto è risultata vana.
Sono stati in molti difatti i fornitori a non essere stati in grado di provvedere al rifornimento a causa dell’aumento dei prezzi che non ha assicurato la capacità finanziaria necessaria a prestare le garanzie al sistema.
Il 15 ottobre 2022, per far fronte a questa situazione, ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) con un intervento straordinario ha deciso di aggiornare il prezzo del gas alla fine di ogni mese, in base alla media del mercato all’ingrosso italiano.
Questo nuovo metodo di aggiornamento, pur non potendo agire sugli aumenti dei prezzi del mercato, rende più sicure le forniture ai consumatori, minimizzando il pericolo che le aziende debbano ricorrere al servizio di default.
Questo ha generato un mercato secondario.
Come funziona?
Con questa nuova normativa, ARERA ha sostituito il servizio di default, dando la possibilità ai fornitori di decidere se continuare a fornire il consumatore mese dopo mese.
A conseguenza di ciò, si è attivata una spirale inflativa e di speculazione alle spese dei clienti finali che si ritrovano senza fornitore.
Essendo i prezzi più alti rispetto ad un contratto, per i fornitori è sicuramente più conveniente, difatti sono in molti a non accettare più di lavorare con i contratti precedenti.
Quindi, se dal punto di vista dei fornitori può sembrare una buona soluzione, altrettanto non si può dire per i consumatori.
A gennaio 2023 nessun fornitore ha fatto offerte per i nostri clienti. SagMe ha dovuto quindi cercare una soluzione in ambito legale, iniziando un percorso di contrapposizione con i fornitori, di cui vi parleremo nel prossimo articolo riportando un esempio di caso specifico.
Ad oggi, ci sono due operatori che fanno offerte per i rinnovi di luglio 2023 ai clienti industriali – 2 su più di 600.
Per questo i prezzi sono difficilmente trattabili.
Cosa possiamo dire, invece, delle istituzioni pubbliche?
A causa della mancanza di offerte, le istituzioni pubbliche come gli ospedali o i comuni non hanno trovato un operatore che si prendesse carico delle loro forniture, finendo in tal modo nel mercato di default, che ha applicato loro dei sovraccosti difficilmente stimabili ma che girano intorno almeno al doppio del valore normalmente pagato da un cliente finale con contratto.
Chi farà fronte a questi sovraccosti?
Tali spese saranno sostenibili dalle amministrazioni solo a fronte di un aumento dei costi dei servizi alla cittadinanza o, in alternativa, ad una riduzione dei servizi.
Con il sistema di gare istituito storicamente negli ultimi venti anni, è difficile trovare un fornitore.
Una soluzione potrebbe essere prevedere dei meccanismi per cui la singola amministrazione andrebbe ad una assegnazione diretta, indipendentemente da ciò che è previsto dal proprio lotto.
Ma per far ciò, dovrebbe esserci una modifica delle leggi regionali e statali fatte in questo ambito operativo.