Riflessioni sui prezzi dell’energia attuali (estate 2023)
La riduzione dei prezzi della materia prima annunciata da ARERA e dai telegiornali nei giorni scorsi è un calcolo fatto confrontando i costi della borsa dei mercati energetici di oggi rispetto a quelli dei momenti in cui il costo della materia prima era molto più alto.
Per farvi un esempio.
A luglio del 2022 i costi dell’energia elettrica sono arrivati ad aggirarsi intorno ai 0,7€/kWh, mentre oggi siamo sui 0,16€/kWh.
Ma questo non significa essere tornati ad un livello normale dei costi, perché prima della crisi del febbraio 2021, i nostri costi erano sui 0,06€/kWh, mentre il gas metano si aggirava intorno ai 30 centesimi di euro al metro cubo.
Oggi invece il prezzo si aggira all’euro, e nel 2022 era andato anche intorno ai 2,40 euro.
Quindi, sicuramente abbiamo una riduzione dei prezzi oggi, ma altrettanto sicuramente siamo ancora a costi molto elevati.
Il messaggio che viene dato è di conseguenza un messaggio fuorviante per il consumatore.
Cosa è previsto per il futuro?
Il prossimo inverno sarà ai livelli di quello passato.
Cosa accadrà ai costi di questa estate invece, ancora non è detto.
Perché questo?
Ci sono fondamentalmente tre fenomeni importanti da considerare.
- Il primo è il fenomeno meteorologico: non piove.
Non piovendo, le centrali idroelettriche non potranno essere utilizzate a pieno regime come invece era stato fatto in precedenza. Di conseguenza, l’energia elettrica che sarà necessaria per i condizionatori o ad esempio per le pompe di calore, che sono state istallate anche a fronte del 110%, sarà alimentata da centrali a gas.
Questo vuol dire che dobbiamo aumentare le quantità di gas metano che deve essere destinato ad una produzione di energia elettrica.
Per effetto di questo fenomeno, mancherà gas metano ai clienti utilizzatori. A meno che, secondo il calcolo che è stato fatto, non venga a piovere per almeno 50 giorni consecutivi nelle zone in cui si trovano le centrali idroelettriche. Cosa praticamente non possibile in questo periodo.
- Il secondo fenomeno è sempre legato alle centrali nucleari d’Oltralpe.
Nelle verifiche che sono state fatte è stato visto che ci sono centrali nucleari francesi in cui l’armatura in cemento armato che è fatto per difendere il nucleo di produzione dall’emissione delle radiazioni ha delle crepe. Questo comporta che ci siano delle scorie radioattive che stanno viaggiando nelle acque di scarico.
Gli investimenti necessari per curare questo problema sono eccessivamente alti. Quindi, nuovamente, in Francia e Germania ci sarà richiesta di produzione di gas metano per l’energia elettrica. Quindi, continueremo a non avere grandi offerte nel mercato, rimanendo con una domanda abbastanza costante se non addirittura in crescita.
- Il terzo importante fenomeno accaduto in questi giorni è ciò che è successo all’Opec+.
La decisione di ridurre la produzione del petrolio fino a un milione di barili al giorno dovrebbe generare un aumento del costo del gasolio per più del 10% prossimamente.
Ciò, di nuovo, comporta un maggior ricorso al gas per quanto riguarda la mobilità.
Ma una cosa va detta.
Esiste anche una situazione da considerare a favore della riduzione dei prezzi, o quantomeno, che potrebbe far sì che non ci sia un aumento dei costi.
Stiamo parlando del fatto che gli stoccaggi Italiani di gas metano sono da considerare pieni. Dovranno infatti essere caricati per un 45-50% della loro capacità, a differenza del 90%, come avviene ogni anno.
Alla luce comunque delle precedenti valutazioni, quest’ultimo elemento potrebbe risultare insufficiente per parlare di una previsione di abbassamento dei prezzi del mercato energetico.